Whiskey Bent & Hell Bound: The Pogues, Steve Earle and Hank III forum

Hank III live in Lucern, La recensione e le foto!!!

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 07:50




Ci ho messo un tempo enorme, e l'ho fatta davvero troppo lunga, tanto che sul blog l'ho dovuta dividere in due parti, ma alla fine ecco la recensione dello straordinario concerto di Hank Williams 3 (e la Damn Band, e gli Hellbilly e gli Assjack) A lucerna, il 4 settembre 2009.
Sul blog la versione integrale, qui la parte che si limita strettamente allo show e non ai dettagli più personale del viaggio. Via che si parte:


Lo Schuur è appena fuori il centro di Lucerna, in una zona industriale (una zona industriale sfizzera, neh. Dimenticate le nostre, tutte decadenza e sporcizia ). Mostro al muscoloso buttafuori la ricevuta del ticket stampata dal web, qualche secondo di apprensione prima di avere l’ok, e poi finalmente è fatta. Mi marchiano il polso con quei fichissimi timbri visibili solo al neon e finalmente entro, caricato a molla.

Dentro mi arrivano almeno tre sottofondi musicali diversi, tutti a palla. Dopo una veloce perlustrazione scopro che lo Schuur ha tre sale, due a piano terra (una di queste è in stile saloon, guarda un po’!) e una, quella dei concerti, al piano superiore. Mi reco subito al tavolo del merchandising per fare incetta di ciddì di Hank, ma mi dicono che non ne hanno nemmanco uno perché “costava troppo portarli dagli USA”. Mi sembra una cazzata clamorosa e un autogol da pivelli, ma mi rassegno. Salgo le scale convinto di dover attendere ancora per vedere l’open act di Bob Wayne, e invece lo trovo già lì che se la canta. E anche da un bel pezzo, probabilmente, visto che dopo un paio di pezzi saluta tutti e se ne va. Non è certo la fine del mondo, ma un po’ mi spiace.

Sono le otto e quaranta, mi guardo intorno, per studiare la flora locale. Ci sono metallari, rockabilly agghindati come se fossimo nel fottuto 1956, tipi con basettoni cosmici sopra caps da camionisti texani, nerds, e gente comune. Sento parlare in tedesco, francese e italiano, la cosa mi sorprende un po’, fino a quando realizzo dove sono. In questo luogo, entro pochi chilometri convivono infatti almeno tre lingue.
Il posto è un buco, sembrerebbe una ex-fabbrica, con tanto di tubature e strutture metalliche a vista. Un’occhiata sul palco, noto che sotto la batteria è attaccata con il nastro adesivo un grande cartoncino circolare che riporta, numerati, una lista di brani in sequenza. Sembrerebbe la scaletta della serata, messa lì in favore di pubblico e non, come consuetudine, attaccata alle assi dello stage. Non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere, diamine il segreto della setlist per gli spettatori è sacro! Fotografo ma non leggo. Così, per sicurezza.

In bella vista, ai piedi della batteria, c’è anche un’orologio digitale. E’ per questo che posso dire, con precisione tutta elvetica, che alle 20.57, in leggero anticipo sull’orario di inizio previsto, Hank Williams Terzo e The Damn Band salgono sul palco.

Di persona, e a pochi metri di distanza (stazionerò per tutto lo show tra la terza e la quinta fila centrale), il nipote del più leggendario cantante country di sempre spicca in tutta la sua magrezza e i suoi tratti spigolosi che lo fanno somigliare in qualche modo allo Zanardi di Pazienza.

La formazione della Damn Band è composta da sei elementi, oltre ad Hank prendono posto contrabbasso, violino, slide guitar (suonata su piano orizzontale), banjio e batteria.

Noto che sia il contrabbasso che la Guild di Williams hanno la cassa armonica sigillata. Il contrabbasso con del nastro isolante nero, la chitarra addirittura con un foglio di compensato posto all’interno dello strumento. Immagino che serva ad avere un suono più secco e meno armonioso, ma attendo conferme magari dai musicisti lettori del blog.


La band prende posto, Hank saluta e attacca Straight to hell. Ecco che improvvisamente si cancellano stanchezza, sensi di colpa e menate per i soldi spesi. La musica, sempre più di rado per la verità, è ancora in grado di prenderti ed elevarti ad un punto di fanciullesca gioia ed eccitazione. Canti come se da quello dipendesse la tua vita, sai che non può esserci niente che possa andare storto in quel momento. L’acustica tra l’altro è ottima, la voce si sente benissimo, così come tutti gli strumenti (fatta eccezione forse per il violino quando il sound è pieno). Eh sì, fare il controcanto su Straight to hell (HELL! – HELL!) insieme ad un gruppetto di esagitati agghindati in modo discutibile non ha davvero prezzo.



Parlando di abbigliamento, impossibile non notare la “divisa” da concerto di Hank, dato che sembra un residuato bellico di una battaglia agli inferi, composta com’è da consunti pantaloni tipo militare e gilet lacero, il tutto tenuto letteralmente insieme da toppe e da grosse spille da balia. Vorrei vederlo, Williams III, a smadonnare mentre si infila e si sfila quei pants, ogni dannata sera, in camerino.


Esaurita questa disquisizione estetica torno a bomba alla musica. Ebbene, per restare in ambito country e usare un'opportuna metafora, la prima parte dello show sfrigola via facile come il burro su una padella rovente. Grande spazio all’inizio dello spettacolo ai brani di Straight to hell, che alla fine sarà il disco più rappresentato del concerto, stracciando per nove canzoni a quattro l’ultimo (che in teoria avrebbe dovuto essere ancora in promozione) Damn right rebel proud.

Non c’è un attimo di respiro, brevi presentazioni introducono i pezzi, che per il resto filano via senza soluzioni di continuità. Thrown out of the bar, I don’t know, Pills i took, Crazy country rebel colpiscono diretto in faccia, solo che invece di farti sanguinare ti caricano di adrenalina. All’inizio non oso nemmeno scattare foto, troppo è il timore di perdere anche un solo momento dello spettacolo. Arriva l’epica My country heroes e finalmente il ritmo si abbassa un po’. Si respira, cercando aria fresca alzandosi sulle punte dei piedi, ma senza mai smettere di cantare.

Va tutto magnificamente anche se l’uomo di Nashville (solo per nascita, non per scelta) non sta bene, una dannata influenza ed un fastidioso mal di gola lo stanno tormentando da giorni, tant’è che, a discapito del tema droga/alcool, elemento principe delle sue canzoni, lo vedo bere solo acqua, tè caldo e spruzzarsi in gola una spray (immagino) lenitivo. Si scuote un po’ solo quando accetta l’insistente offerta di una suadente mora in prima fila di fare un tiro dal suo joint. Come nella famosa foto in bianco e nero che gira in rete, Hank si avvicina e aspira a pieni polmoni. Più per scena che per desiderio, secondo me. Ma tant’è.

Dopo una decina di pezzi arriva il momento, inaspettato ma esaltante, in cui sale sul palco come co-vocal, l’amico nonchè singer degli Hellbilly e degli Assjack, Gary Lindsey.
E’ in iniziative artistiche come questa che sta principalmente il cambiamento che Williams terzo sta portando nel business della country music, una piccola rivoluzione che infiamma e indigna allo stesso tempo critica e pubblico: la contaminazione tra il metal e un genere come il country , sopravvissuto più o meno indenne da decenni in cui invece gli altri canoni si sono intrecciati, innestati, accoppiati tra loro, conferendo longevità e nuova linfa a quel calderone popolare che chiamiamo per semplicità rock and roll.

Gary è dotato di una voce cavernosa che all’occorrenza apre al growling, ed è incredibile quanto il suo utilizzo faccia bene al sound complessivo della band, soprattutto nei pezzi più oscuri.
Three shades of grey, brano dell’ultimo album che consideravo minore, diventa grandioso, con le sottolineature death di Lindsey.
Così come la cover The rebel within, assolutamente fantastica e la spettrale Long hauls & close calls. Ma è con Punch Fight Fuck che si rischia di buttare giù il locale. Il tributo della band alla controversa figura di GG Allin è torrenziale e straripante, non c’è uno spettatore che non alzi i pugni mimando la lotta, quando si arriva dalle parti del ritornello.

Al termine di questo mini-set, non senza dispiacere, salutiamo Lindsey, ma non abbiamo il tempo di struggerci perché lo spettacolo torna subito nel vivo. L’ultima parte riserva ancora molti motivi di soddisfazione, a partire dall’esecuzione di Six pack of beer, per passare ad alcune cover straordinarie, come If you don’t like Hank Williams (del papà H.W. Jr), Good hearted woman (di Willie Nelson), la sempre emozionante I’ll never get out of this world alive (del nonno) e soprattutto la canzone con la quale Johnny Cash abbatteva metaforicamente i muri delle prigioni,giù a Folsom e a San Quintino. Sto parlando naturalmente di Cocaine Blues, suonata e cantata a una velocità pazzesca, tanto che, pur conoscendola a memoria, fatico a stargli dietro. Che canzone, dio mio. E’ un delitto che sia così poco nota e apprezzata fuori dagli stati del sud degli USA. E’ una sorte di manifesto dell’autodistruzione, una discesa agli inferi, un’inarrestabile spirale in basso, che riesce però ad essere al contempo anche ironica . Era una vita che aspettavo di poterla sentire (e cantare) in un concerto. Anche per questo, grazie mr. Williams third (e grazie mr. Cash, ovviamente).

Sono letteralmente senza fiato, per il caldo, il singalong e quel poco di pogo che si è fatto. Però non mollo, tengo la posizione. Non arretro di un centimetro.
Hank annuncia l’ultimo pezzo della parte country del concerto: non può che essere il manifesto del suo pensiero, della sua arte. Il perfetto cumshot della serata : Dick in dixie. Quel poco che resta da dare lo si dà senza risparmiarsi. Non si canta più ormai, le corde vocali sono surriscaldate, si apre la bocca per articolare le parole, ma non si è certi del risultato.
Stasera, per un ora e mezza siamo tutti reietti del pop country nashvilliano,e lo urliamo all’unisono: …cause I’m here to put the dick in dixie/ and the cunt back in country / cause the kind of country i here nowadays / it’s a bunch of fucking shit to me / they say that i’m ill mannered / that i’m gonna self destruct / but if you know what i’m thinking / you know that the pop country really sucks.

Il pezzo (alla fine la setlist sarà composta da non meno di trenta brani) finisce nel delirio collettivo, Hank ringrazia e attacca la seconda parte del concerto senza nemmeno scendere dal palco. Si toglie il cappello da cowboy, si rinfresca la testa, si infila un anonimo berretto da camionista, cambia la Guld con una Gibson e riparte. Torna sul palco anche Gary Lindsey, che si mette in mezzo alla formazione, mentre Hank si sposta a destra, lasciando all’amico il centro della scena.

Il resto degli strumenti resta inalterato. La Damn Band che accompagnava Williams 3 nel set country si è trasformata negli Hellbilly, che fanno heavy metal con le stesse armi (banjo e violino inclusi) con le quali suonavano la musica dei redneck americani.

Lentamente, come un esercito di zombie attirati non dal sangue ma dalle note grevi della band, vedo che si avvicinano al palco alcuni gruppi di metallari che si erano fino a quel momento tenuti in disparte, in fondo alla sala. E ‘ il loro momento. Per me invece è tempo di dare refrigerio alla mia arsura. Mi allontano, scendo al bar giusto il tempo di farmi spiegare da una barista locale con accento tipo Sturmtruppen come si pronuncia correttamente mojito e di vedere Bob Wayne, l’opener act, che vende personalmente i suoi cd ( masterizzati!). La t-shirt che indosso (quella dei Pogues) è fradicia, perciò mi convinco della necessità di acquistarne una. La scelta cade su di un modello celebrativo del tour europeo, che davanti ha solo il simbolo III su campo nero. Perfetto.

Un pessimo mojito e una minerale più tardi, torno al concerto proprio quando il set degli Hellbilly sta terminando. Questa volta dopo i saluti i ragazzi si prendono un paio di minuti di pausa, prima di tornare sul palco come Assjack. E stavolta cambia anche l’assetto della band che asseconda le necessità canoniche del sound da rock band. Cambia fisicamente anche il tizio dietro alle pelli, la formazione è la classica basso/chitarra/batteria (Linsdey non suona alcuno strumento), e si parte subito a picchiare duro.

Il repertorio proposto è quello dell’omonimo disco del debutto. Linsdey si è scaldato e ha preso saldamente in mano il controllo del concerto. Provoca il pubblico, accenna un paio di volte allo stage diving, durante Cocaine the white devil mima in maniera teatrale pippate e stonature conseguenti, si colpisce ripetutamente in testa con quello che capita ( microfono e vassoio di metallo, soprattutto), mi tornano giustappunto alla mente alcune immagini scovate sul web in cui il nostro fa bella mostra con la testa orgogliosamente insanguinata.
Tennesse driver fa la sua porca figura, così come la versione metal di P.F.F. , quasi irriconoscibile all’inizio, ma straripante e coinvolgente poi.

Ecco, stavolta è davvero finita. Dopo quasi tre ore di emozioni travolgenti, di passione, di un live-act interminabile e inarrestabile, Hank appoggia la Gibson. Nemmeno saluta, si infila una pesante felpa nera e pensi, cribbio, deve stare proprio male per mollarci in questo modo. Non è così infatti, perché in realtà, una volta copertosi, si avvicina ai bordi del palco, si siede, e comincia a scambiare due parole, a firmare autografi e a scattare foto con i fans.

Avevo letto che fosse un tipo piuttosto rude ed intrattabile, ed invece lo vedo mentre si fa tirare di qua e di la da un paio di tizie attempate che lo sbaciucchiano, mentre firma qualunque cosa gli passino e si fa fotografare senza soluzione di continuità. Penso: ma guarda un po’, non sempre la verità sta nel web ... Per la cronaca, riesco a farmi firmare la T-shirt che ho da poco comprato, ed Hank è così gentile da ringraziare lui me, fissandomi dritto negli occhi. Ah, questi gentiluomini degli stati del sud!


 
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monty
view post Posted on 12/11/2009, 08:57




e le foto del concerto...

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:05




one two three four!

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:06




the last rebel

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view post Posted on 12/11/2009, 09:07




blinded by the light

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view post Posted on 12/11/2009, 09:08




gary lindsey join the band, 1

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:09




slide and violin

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:10




hank!!!

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:12




okkio al look!

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:13




gli assjack!!!

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:14




con i fans...

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:15




il mio feticcio...

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monty
view post Posted on 12/11/2009, 09:19




lo schuur



e con questo direi che è davvero tutto, folks.
alla prossima!

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